martedì 21 aprile 2015

LA FITOCHIMICA COME SCIENZA E PROSPETTIVA


La fitochimica rappresenta una scienza del ramo biologico che si occupa dello studio delle piante e dei principi attivi che da esse si ricavano. 
Con il termine di “principi attivi” si indicano quelle molecole che sono in grado di interagire con l’organismo umano, stimolando una risposta efficace ed apprezzabile.
Gli stessi farmaci presentano specifici principi attivi, spesso di origine naturale o semisintetica, ossia prodotti da determinate piante e successivamente modificati chimicamente in laboratorio per consentirne la somministrazione nell’uomo.
È proprio qui che interviene la fitochimica con l’analisi dettagliata e funzionale delle caratteristiche potenzialmente terapeutiche delle singole molecole.
Lo studio e soprattutto l’utilizzo dei metaboliti prodotti dalle piante hanno radici antiche, in quanto sono giunte fino ai giorni nostri delle testimonianze in merito all’utilizzo di estratti in grado di alleviare determinate condizioni morbose. 
Una sorta di fitochimica ante litteram

Solo con lo sviluppo delle moderne tecniche di analisi è stato possibile sdoganare definitivamente questa scienza come tale.

cure naturali

Lo studio del metabolismo dei vegetali è divenuto la fase iniziale di un processo che porta alla caratterizzazione di tutte le proprietà connesse alle singole specie. 
La relazione tra le caratteristiche morfologiche delle piante (forma delle foglie, ampiezza della corteccia, ecc.) e la produzione di specifiche molecole, ha reso evidente la funzione evolutiva cruciale svolta dal metabolismo. 
Infatti numerose specie producono sostanze di varia natura in funzione delle necessità della pianta stessa. 
Il più delle volte sono sostanze di natura difensiva in grado di irritare gli organismi viventi non vegetali che ne vengono a contatto, compreso l’uomo. 
Ciò ha reso evidente che il metabolismo delle piante produce molecole non solo fini a se stesse e confinate all’utilizzo delle sole piante, ma potenzialmente in grado di interagire con organismi viventi diversi dai vegetali. 
È appunto questo l’ambito in cui si inserisce la fitochimica.

L’impulso maggiore a questa scienza viene dato dalla ricerca farmaceutica, perennemente spinta alla scoperta di nuovi principi attivi da rendere commercializzabili. 
La ragione di questo risiede nel fatto che risulta molto più economico ricavare un estratto da una piante e testarne le relative molecole, piuttosto che crearne una ex novo in laboratorio. 
Buona parte dei farmaci in commercio, anche quelli più comunemente utilizzati, traggono origine alla base da una ricerca effettuata su metaboliti di natura vegetale. 
A titolo di esempio citiamo l’Aspirina, il cui principio attivo inizialmente fu ricavato dalla corteccia del salice e poi modificato chimicamente.

salice, foto corteccia

Tuttavia, nonostante la forte spinta verso l’individuazione di nuove molecole, non sempre è scontato attribuire una specifica azione sull’uomo ad una singola sostanza. 
Infatti gli estratti vegetali molto spesso si caratterizzano come “fitocomplesso”. 
Con questo termine si intende una miscela di sostanze di diversa natura chimica che nell’insieme sono in grado di stimolare una particolare risposta biologica nell’uomo. 
Le molecole del fitocomplesso prese singolarmente non danno l’effetto dell’estratto. È la sommatoria delle singole attività a provocare una sinergia d’azione che si traduce in un effetto terapeutico. 
Va da se che la condizione ideale sarebbe quella di identificare la sostanza più attiva della miscela, poiché si potrebbero impiegare maggiori risorse della ricerca in maniera più mirata e funzionale. Non sempre è possibile ed anzi l’utilizzo del fitocomplesso è un segno distintivo delle capacità biologiche di specifiche piante. Possiamo citare a questo proposito l’esempio del pino marittimo (Pinus pinaster), dalla cui corteccia si estrae una miscela che mostra evidenze scientifiche di miglioramento del flusso ematico e del quadro lipidico. Queste caratteristiche sono legate solo ed esclusivamente alla miscela e non ai singoli componenti.

pino marittimo

L’origine naturale degli estratti utilizzati terapeuticamente rende gli stessi maggiormente accettabili da parte dei pazienti che necessitano di specifici trattamenti, poiché viene percepito un minore livello di pericolo rispetto all’assunzione dei farmaci veri e propri. 
Ciò tipicamente può portare a fenomeni di utilizzo non corretto e non conforme ai dosaggi prestabiliti, eccedendo le dosi raccomandate. 
In merito a questo va  sempre tenuto in debita considerazione che, a fronte della indubbia provenienza naturale, gli estratti contengono dei principi attivi che esplicano il loro effetto sull’organismo e non possono essere utilizzati a proprio piacimento, ma bisogna conoscerne i dosaggi ed i tempi di assunzione.
La promozione di una corretta informazione è un passo fondamentale per evitare effetti indesiderati e per ottimizzare le proprietà terapeutiche.


La fitochimica, pertanto, offre una conoscenza dettagliata del mondo vegetale e di tutte le sue implicazioni nell’uomo. 
La valenza di questa scienza sta proprio nel fornire una fonte pressochè inesauribile di principi attivi da studiare e testare per il trattamento delle più svariate affezioni patologiche. 
Diversi sono i campi terapeutici ancora non affrontati e numerose le patologie a cui dare risposta con cure adeguate e possibilmente con costi contenuti. 
In questo quadro e con gli opportuni incentivi della ricerca, la fitochimica è in grado di fornire risposte più che esaustive, se non definitive. 
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