Il termine “ginseng” individua numerose specie di piante originarie delle
regioni asiatiche. L’estratto delle radici di ginseng da sempre viene considerato
un rimedio efficace per diversi tipi di problematiche.
L’utilizzo si è consolidato nel tempo,
al punto tale da divenire una delle colonne portanti della medicina di stampo
erboristico.
Molte proprietà che gli vengono
attribuite presentano evidenze scientifiche a supporto, mentre altre affondano
le loro radici in credenze popolari che si sono diffuse in epoche in cui la
ricerca scientifica non era ancora in grado di confermare o confutare
determinate caratteristiche terapeutiche.
Qui ci proponiamo di fare chiarezza
sulle virtù reali del ginseng e di stabilire il confine tra realtà scientifica
acclarata e suggestione popolare.
Uno degli effetti più noti e
pubblicizzati è quello adattogeno. Con
questo termine si designano tutti i trattamenti terapeutici in grado di innalzare la capacità dell’organismo di
reagire allo stress.
Gli stimoli alla base della natura dello
stress possono essere di molteplice natura e, se legati ad ambiti
imprescindibili del quotidiano (famiglia, lavoro, ecc.), determinano un
deterioramento progressivo non solo dello stato psicologico, ma anche del
quadro fisiologico.
Infatti l’organismo ne risulta
indebolito e compromesso, in quanto si riscontra in primis un abbassamento delle difese immunitarie. In questo
scenario l’azione del ginseng, come da evidenze scientifiche, si concretizza
con la stimolazione del rilascio di ACTH,
che sta per ormone adrenocorticotropo. Tale ormone semplicemente induce il
rilascio da parte delle ghiandole surrenali di cortisolo, il cosiddetto “ormone
dello stress”.
Questo appellativo deriva dal fatto che
i livelli ematici di cortisolo aumentano tipicamente in risposta allo stress,
il che si traduce in un maggiore utilizzo delle riserve di zuccheri
dell’organismo ed in una ottimizzazione dell’attività del sistema nervoso
centrale (SNC).
Ciò rispettivamente aumenta
la produzione di energia e promuove uno stato psicologico di distensione,
effetti che chiaramente si caratterizzano come antistress.
Altra virtù molto nota attribuita al
ginseng è quella di stimolare l’erezione
ed il desiderio sessuale in genere. Le basi fisiologiche su cui si fondano
questi effetti esistono.
Infatti l’assunzione dell’estratto promuove
un maggiore afflusso di sangue a livello penieno, il che comporta il
raggiungimento di uno stato erettivo più stabile e maggiormente durevole,
permettendo di trattare i sintomi della disfunzione
erettile.
In base a questa azione vengono decantate le proprietà
afrodisiache del ginseng, in realtà più come riflesso dello stimolo
dell’erezione che come caratteristica assestante.
La stimolazione dell’attività del sistema immunitario, come anche il miglioramento delle funzioni cognitive,
sono caratteristiche che derivano in maniera diretta dalle proprietà
adattogene.
Da ciò deriva una azione tonificante la cui natura di base va
ricercata nei meccanismi che, a valle, portano al rilascio di cortisolo.
La capacità dell’estratto di abbassare i livelli ematici sia di lipidi
(colesterolo, trigliceridi, ecc.) che di zuccheri
(principalmente glucosio) trova ampie conferme in letteratura scientifica,
anche se l’entità dell’effetto non è quantificabile.
Ciò contribuisce
rispettivamente ad una maggiore protezione nei confronti delle problematiche di natura cardiovascolare
ed ad un controllo più meticoloso dei valori glicemici, cosa utile nei pazienti diabetici.
Pertanto tali caratteristiche
vanno inquadrate in un ambito di promozione generale della salute dell’organismo,
dove anche e soprattutto la componente psicologica gioca un ruolo rilevante.
Altre proprietà meno pubblicizzate sono
la promozione della funzione digerente,
gli effetti sia antinfiammatori che antiossidanti e la presunta efficacia contro determinate tipologie di
cancro, caratteristiche che alimentano il mito di una pianta adatta a
svariati tipi di utilizzo.
Tuttavia vanno fatte delle debite precisazioni.
Le numerose proprietà esaminate sono
supportate da basi scientifiche, anche se gli studi vengono spesso condotti su
animali e molto meno frequentemente sull’uomo.
Per quanto il modello animale
venga scelto in maniera da mimare al meglio l’organismo umano, restano comunque
dei dubbi. Gli effetti riscontrati negli animali possono avere le stesse basi
fisiologiche nell’uomo, ma l’aspetto importante da evidenziare è l’entità
dell’effetto stesso.
Infatti può accadere che da parte delle
persone esaminate non venga avvertita alcuna variazione benefica del loro stato
di stress, anche in presenza di analisi di laboratorio che confermano
l’attività dell’estratto.
Per esempio si potrebbero avere aumentati livelli di
cortisolo nel sangue e non percepire alcun miglioramento del proprio stato.
Qui interviene un altro aspetto da
prendere in considerazione, ossia la variabilità
individuale.
In pratica ognuno di noi risponde in maniera diversa a stimoli
che arrivano dall’esterno.
Pertanto per alcuni soggetti il ginseng potrebbe
rappresentare la soluzione ottimale ai propri problemi, mentre per altri
semplicemente un tentativo terapeutico che non ha funzionato.
Per valutarne l’efficacia bisogna
sgombrare il campo dalle facili suggestioni che propongono questa pianta come
“miracolosa” ed armarsi di sano realismo, testandone in prima persona gli
effetti e valutandone con spirito critico gli eventuali benefici.
Quindi ci sono tutte le premesse per
considerarlo un valido mezzo terapeutico ed, in alcuni casi, una alternativa ai farmaci.
La condizione
ineludibile del suo utilizzo è quella di essere pienamente coscienti sia dei
benefici che può apportare che dei limiti fisiologici legati tanto ad esso quanto
ad ogni strumento curativo.
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